Viviamo in un’epoca in cui la guerra, lungi dall’essere relegata al passato, è tornata a essere uno strumento sistematico di dominio e sopraffazione. Ciò che inquieta non è solo la brutalità dei conflitti, ma il fatto che si consumino sempre più spesso nell’indifferenza generale, violando sistematicamente le norme fondamentali del diritto internazionale.Diritto internazionale violato
È inaccettabile che nel 2025 si debba ancora constatare l’impotenza del diritto di fronte alla forza. Le Convenzioni di Ginevra, il diritto umanitario, la Carta delle Nazioni Unite: sono strumenti nati per limitare la violenza, tutelare i civili, contenere l’orrore. Ma oggi questi pilastri della legalità internazionale vengono ignorati, aggirati o svuotati di senso con preoccupante disinvoltura.
Il diritto internazionale prevede norme chiare che vietano l’uso della forza, salvo in specifici casi di legittima difesa o su autorizzazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Eppure, assistiamo a interventi militari unilaterali, occupazioni, attacchi contro obiettivi civili, in totale spregio delle regole. L’organo che dovrebbe garantire la pace globale è spesso paralizzato dai veti delle grandi potenze. La giustizia internazionale – affidata alla Corte Penale dell’Aia – risulta spesso inefficace di fronte a Stati che ne rifiutano la giurisdizione o che la ostacolano apertamente.
La verità è che il diritto internazionale violato sta cedendo sotto il peso degli interessi geopolitici. Le norme vengono applicate in modo selettivo: si chiedono sanzioni e condanne contro alcuni Paesi, mentre si tollerano le stesse violazioni quando a commetterle sono attori potenti o alleati strategici. È una giustizia a due velocità che mina la credibilità dell’intero ordinamento giuridico globale.
Come Segretario Nazionale del Codacons, associazione che tutela i diritti e la dignità delle persone, non posso tacere di fronte a questa deriva. La guerra non è mai solo un fatto militare o politico: è prima di tutto una catastrofe umana e giuridica. Ogni bomba che colpisce un ospedale, ogni bambino che muore sotto le macerie, ogni corridoio umanitario violato rappresenta non solo un crimine, ma una ferita inferta alla coscienza del mondo civile.
È tempo di una svolta. Occorrono istituzioni sovranazionali realmente indipendenti e capaci di agire, strumenti giuridici vincolanti, e soprattutto una volontà politica che rimetta il rispetto delle norme internazionali al centro dell’agire degli Stati. Non bastano più le dichiarazioni di principio: servono azioni concrete, responsabilità accertate, sanzioni efficaci.
Perché senza giustizia non ci sarà mai pace. E un mondo che consente la guerra ignorando il diritto è un mondo che ha smarrito se stesso.